STUDIO ITALIA

Con studio visit si intende una pratica comune tra appassionati e collezionisti, cioè andare a trovare un artista dove lavora, vedere le sue opere in corso, esplorare il suo archivio, parlare delle sue tecniche, dei suoi prezzi, o anche semplicemente del più o del meno.

Piersandro Pallavicini, appassionato d’arte contemporanea, adotta questo metodo per proporre interessanti spunti d’approfondimento su aspetti poco noti del sistema di rapporti che lega gli artisti figurativi al mercato dell’arte tramite gallerie, mostre, fiere e piattaforme internet.
Da scrittore e “piccolo collezionista”, racconta i propri incontri con pittori contemporanei, ponendo l’accento sulla personalità, la tecnica creativa e le suggestioni vissute nei loro atelier. Studio Italia raccoglie nove di queste visite informali ad affermate figure del nostro panorama
artistico: Velasco Vitali, Federico Lombardo, Adelisa Selimbašić, Iva Lulashi, Giovanni Frangi, Daniele Galliano, Luca Pignatelli, Laurina Paperina, Valentina D’Amaro.

 

 

 

Recensioni:
Convenzionali

LE ETÀ DI MARTA

UNA STORIA VENEZIANA

 

di  Diana Chiarin, Teresa Dal Borgo, Vittorio Levi, Annarosa Manetti, Auretta Paliotto, Carol Partridge
a cura di Roberto Ferrucci

 

Un un romanzo collettivo. Nove momenti di una vita, quella di Marta, nata e cresciuta a Venezia, con qualche escursione di quelle che spesso
ti offre o impone la vita. Nata e cresciuta all’isola della Giudecca, che non è affatto la stessa cosa di essere nati a San Marco o a Cannaregio.
Che cosa significa, allora, essere diventati grandi quando Venezia era ben lontana dall’essere la città emblema del turismo di massa che è oggi?
Come si viveva e si cresceva in una Venezia che sembra lontana secoli?
Gli autori di questo libro hanno raccontato questo e altro attraverso la Marta di ciascuno. Una Marta che necessariamente cambia di volta in volta la sua voce narrativa, ma che proprio grazie alla varietà di queste voci, di queste scritture, ci offre un ritratto profondo e inedito di Venezia.

 

recensioni:
Convenzionali
èNordEst
Border Liber

DUE.CITTÀ

…due racconti naufraghi. Due racconti che rispondono a progetti di libri naufragati nella tempesta del tempo e della prepotenza d’altri compiti. Ognuno di essi è quindi il resto d’un proprio naufragio, un pecio, come si dice in spagnolo. Ma i due resti, i due pecios, si sono ritrovati a vicenda e sono poi entrati in tensione dialettica tra loro, confrontandosi entrambi e covando pure sentimenti d’amicizia tra l’uno e l’altro e, soprattutto, cimentandosi con la cifra che li unisce e li separa, il due. Tutto il mio lavoro e la mia vita scorrono sotto l’insegna del due: due paesi, due vite, due lingue, l’andare e il ritornare, il fiume di Eraclito e la sua discordia concordante – oppure concordia discordante –, la paternità universale e sovrana della guerra tra i contrari, la passione del nuovo e il richiamo del vecchio, il volto e il retro di ogni cosa adesso e in un successivo o anteriore adesso che è il contrario dell’adesso di ora.

 

recensioni:
Un Libro e un caffé
zeBUK
BooksSpecial
Convenzionali
Solo Libri
Menti In Fuga
Border Liber

VENEZIA E IO

Città strappata alle acque, e che prima o poi alle acque tornerà, città sospesa e improbabile, città fragile e solidissima, bellissima e orribile, contesa fra mare e terra, affollata e deserta, Venezia è uno di quei luoghi capaci di riassumere una condizione esistenziale universale, quell’esserci e non esserci con cui ciascuno di noi deve ogni giorno fare i conti. Nelle pagine di questo diario, che è anche una lunga nota autobiografica e una guida letteraria per calli e quartieri di Venezia, Marilia Mazzeo posa il suo sguardo vagabondo su tutto ciò che Venezia dà: gatti, tetti, bambini, opere d’arte, cinema e caffé, amici, barche e motoscafi, canali. Nel suo vagare l’autrice cerca solo le contraddizioni. E, naturalmente, Venezia ne conta a bizzeffe, di contraddizioni.

 

Interviste:
Fior Di libri

 

Recensioni:
Convenzionali
Fior di Libri
Latte e Biscotti
Il Mestiere di Leggere
La Nuova Riviera
Latte e Biscotti
Border Liber
Gianni Maritati

RITRATTI VERI DI PERSONE IMMAGINARIE

E’ possibile che un avvenimento, una caratteristica caratteriale, una svolta biografica si coaguli in una figura? In un occhio, in una smorfia, in una carnagione? La faccia è il nostro stemma araldico, il nostro espressivo blasone? Oppure quei lineamenti sulla superficie anteriore della testa sono casuali, non significano nulla?

Partendo dai ritratti di Giorgio Camuffo, Renzo di Renzo traccia con efficacia e immediatezza un probabilissimo curriculum vitae e il personaggio prende corpo narrativo.

 

Recensioni:
Un libro e un caffé
Eroica Fenice
Magma Magazine
Convenzionali
Gazzetta Di Modena
La Bottega dei Libri
BooksNormali
Lecce Cronaca
Cultura e Dintorni

 

LA LINEA DEL 2020

20 SCRITTI E 20 SCARABOCCHI DOVE MAR GHE GERA E DOVE MAR GHE SARÀ

 

di Stefano Pesce e Cristina Cervesato

 

Il 2020 sarà ricordato come l’anno della pandemia da coronavirus Covid-19, la tragica linea di confine tra un prima e un dopo per le milioni di persone costrette a cambiare drasticamente stile di vita.
Per Stefano Pesce, fondatore de Al Vapore a Marghera, – storico locale punto di riferimento di musicisti e appassionati di jazz della città metropolitana di Venezia e non solo – i lunghi mesi di lockdown casalingo e di temporanea chiusura delle attività, sono stati l’occasione per riflettere su quanto i grandi cambiamenti sociali avvenuti negli ultimi cinquant’anni nella città operaia abbiano influito sulla sua vita, così come la travolgente scoperta dell’interplay jazzistico di Miles Davis attraverso i vinili di un amico che sfocerà in seguito in una potente spinta creativa nell’organizzazione di svariate attività culturali e lavorative, come le manifestazioni del Marghera Village, il Tam Tam e l’Estate dei Popoli.
Da tutto ciò nasce questo zibaldone costruito su spunti di lettura, ascolti radiofonici, schegge di concerti, incontri con musicisti come Tolo Marton, Stefano Bollani e Vinicio Capossela… ma anche di visioni e prospettive per una futura svolta ecologica dell’area industriale in dismissione. Un gioco di ritmiche, fraseggi e rimandi, in cui i preziosi disegni di Cristina Cervesato s’inseriscono a ogni break come parte essenziale dell’armonizzazione.


DI QUA DALL’ACQUA – STORIE DI MESTRE

di Gabriella Bampo, Lorenzo Bottazzo, Diana Chiarin, Lucia Martello, Anna Maria Masucci, Marco Pitteri

A cura di Roberto Ferrucci

 

Mestre non è solo un dormitorio per turisti. Mestre ha un’immagine, un’identità, una cultura, una storia. Se a far brillare tutto ciò non se ne occupano le politiche locali, a prendersene cura, allora, sono i suoi abitanti.
Di qua dall’acqua – Storie di Mestre è una raccolta polifonica di voci che per appartenenza, scelta e casualità della vita condividono un territorio troppo spesso bistrattato.
Da un progetto corale di scrittura creativa che ha richiesto tempo, confronto e impulso nascono i racconti di Lorenzo, Lucia, Diana, Marco, Gabriella e Anna Maria. Per volerne raccontare l’essenza e la personalità, perché Mestre è molto più dell’immagine riflessa al Di qua dall’acqua di Venezia.


LA VENEZIA CHE VORREI

di Shaul Bassi/Lala Hu/Leaticia Ouedraogo, Gianni Berengo Gardin, Gianfranco Bettin, Enrico Bettinello, Renzo di Renzo, Cristiano Dorigo, Gianni Favarato, Roberto Ferrucci, Maria Fiano/Beatrice Barzaghi, Federico Gnech, Mario Isnenghi, Maddalena Lotter, Giovanni Montanaro, Edoardo Pittalis, Tiziana Plebani, Anna Poma, Tiziano Scarpa, Lucio Schiavon, Elisabetta Tiveron, Anna Toscano, Alberto Toso Fei, Gilda Zazzara, Julian Zhara.

 

A cura di Cristiano Dorigo & Elisabetta Tiveron

 

«E tu, che Venezia vorresti?» è la semplice domanda rivolta a studiosi, scrittori, giornalisti, artisti, professionisti che la città la vivono quotidianamente o che vi sono in qualche modo legati.

 

Le risposte — testi letterari, poesie, articoli, fotografie, opere di grafica — sono confluite in quest’opera collettiva che offre un interessante mosaico di tematiche e che ben individua i problemi più pressanti, proponendo anche delle possibili soluzioni.

 

Emerge forte la preoccupazione per la salvaguardia dell’“homo venexian” e la sua importante tradizione storico-culturale, cosa non facile davanti agli inevitabili e repentini cambiamenti imposti da un mondo globalizzato,
che permette a chiunque di raggiungere facilmente la laguna e in qualsiasi momento dell’anno.


PARE

di Fabio Franzin

 

NA VÌRGOEA, ‘NA SGRAFADHA

 

Granda e fissa, ‘dèss, se à cuzhà
l’onbra sui mé fòji.

‘A mé scritura
‘a incrosa crose e spini.

Un punto ‘l à stuà ‘a stéa
che ‘a bachéa
a est dea frase monca.

‘E me paròe, Pare
le ‘é romài ‘na nuda cerniera
che ‘a sèra su sol ‘l scuro.

Se mai ‘na vìrgoea, magari,
’na sgrafadha che ‘a sbuse,
che ‘a sbrèghe ‘a nùvoea, ‘l caìvo.

 

“Pare” (Padre), è un poema che prende l’avvio “fra i confini della vita” con l’immagine di un uomo con una mano tesa a cercare di trattenere – un padre che muore – e l’altra aperta e pronta ad accogliere, a cullare – un figlio che nasce -, di un uomo che si chiede con quale delle sue mani, in tal modo occupate, sia riuscito a scrivere le parole contenute in questo libro. Parole scritte in un dialetto veneto pastoso e terragno, che Franzin piega a farsi canto sul tema – classico, sempre – della paternità.

 

Il testo è diviso in due parti, in due momenti (come le sigarette fumate in due tempi dal padre, in uno dei testi), in cui Franzin si fa ora Enea, ora Anchise.
Nella prima parte “mé Pare” l’autore segue la malattia e poi la biografia di un padre che, appena scomparso, è già presenza che continua a risorgere entro ogni verso, e che entro ogni verso sembra, a sua volta, distaccarsi crudelmente da quel figlio che lo invoca, da un figlio cui restano ormai una mano monca e un vuoto da colmare. E nell’arduo percorso di un crinale così sottile, Franzin riesce nel miracolo di non cadere, di non cedere mai al facile sentimentalismo o al verso ad effetto.
Questa prima parte si chiude in preghiera, con delle “litanie” in cui Franzin chiede allo spirito del padre il segreto per riuscire nel compito, da Egli così mirabilmente vissuto, di essere a sua volta un buon padre.

 

Nella seconda parte “mì Pare”, Franzin dà corpo, e voce, ora, al suo ruolo di padre. Segue ogni gesta dei figli, del loro essere “carne che cresce”; li scruta, li spia; si fa sentinella alla soglia dei loro sogni, ne asseconda ogni scherzo, richiesta; lo troviamo alle prese con il cambio del pannolino, come in quelle di un detective che tenta di risolvere l’enigma di una parola, apparentemente, priva di senso. Vive i patemi di un padre alle prese con un figlio che si affaccia all’adolescenza, a quell’arena onirica che lo richiede, tutto, anche se quel figlio è già un figlio con-diviso.

 

Un poema che parlerà sia a chi ha subito la perdita di una persona cara, sia ad ogni padre, ad ogni figlio; figlio che – se vorrà, o se vorrà il destino al suo posto – sarà padre a sua volta.


I MURANESI NEL SETTECENTO

di Silvano Tagliapietra

 

La decadenza delle Corporazioni del vetro, episodi di stregoneria, assassinii, fughe e cospirazioni. Il secolo dei Lumi non illumina di certo Murano che sprofonda in una lenta agonia, fino al crollo finale con l’abdicazione di Daniele Manin.
Ma la vita sull’isola comunque continua e nelle famiglie si litiga ancora per l’eredità, ci si innamora della ragazza sbagliata e quando va bene si diventa garzoni…

 

Silvano Tagliapietra, storico, mastro vetraio, promotore dell’immagine culturale di Murano, descrive la vita dei muranesi nel Settecento con metodo preciso e documentaristico usando un registro vivace e accessibile, regalando momenti di emozione e spunti di riflessione sul passato e sul futuro dell’isola.

 

Il grande affresco che Tagliapietra ci stende innanzi è certamente popolato da un gran numero di vetrai, colti per lo più in occasione di qualche difficoltà o atto abbastanza importante da aver lasciato una traccia scritta in qualche documento d’archivio; la sua cronaca, tuttavia, ci parla anche del resto del popolo di Murano e, mostrandone la varietà e la complessità, permette di dare finalmente una fisionomia reale a questa mitica isola dove vivevano anche ortolani, pescatori e barcaroli, insieme a frati, monache e impiegati della Repubblica.

(Giovanni Sarpellon)