MALA ARIA
di Antonella Benvenuti
Il Veneto della carestia e della valigia
Il giorno in cui Agata morì, tutti erano in risaia per il primo turno di monda. Bisognava fare il terzo, e il fattore suonò la fine della giornata che ormai era sera. Giovanna e i fratelli si avviarono in fretta verso casa, senza nemmeno lavarsi le gambe alla Conca. Camminarono a lungo, barcollando dalla stanchezza, nell’afa stellata di lucciole. Camminarono spediti, in silenzio, povere ombre scure, infagottate di stracci e strigossi dalla testa ai piedi, per evitare i tagli delle erbe, le scorticature del sole e i morsi delle zanzare. Solo il vecchio sempre più indietro, sempre più curvo, come un povero cane incimurrito, aveva ancora fiato per bestemmiare. Tutti loro sapevano che per Agata, i giorni erano contati, ormai.
E poi, in palude, la notte scendeva rapida e silenziosa come un rapace. E proprio di notte, la mala aria, la nera strega degli acquitrini, avvolta nella sua nebbia grigia e grassa, si alzava famelica dagli argini delle risaie, dall’alzaia del fiume, dall’acqua morta dei fossi, per cacciare le sue prede.
Dopo il 1897, l’anno della grande carestia, per la gente di palude, abbrutita dalla fame e decimata da malaria e pellagra, non resta che andare ad ingrossare quell’“industria della valigia” che sta spopolando le campagne venete: chi parte per le fantomatiche Americhe, chi per le Svizzere dove si parla “todesco”… chi resta sopravvive con la magra paga dei lavori di bonifica tra le evidenti ingiustizie sociali di un’Italia a più velocità che sta avanzando verso la modernità.
“Mala Aria” è un romanzo-dossier veritiero nato da un’accurata ricerca sulle terribili condizioni della popolazione contadina nel Veneto tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, costruito con scrittura lucida e fotografica che non vuole risparmiare o nascondere nulla al lettore.