LE AVENTURE DE PINOCHIO

di Piero Zanotto

 

a Venexia e in venexian

 

”Non so come sia capità, ma de fato un bel zorno sto tòco de legno zé finìo in tel squèro de un vecio marangon de nome Toni, che tuti ciamava mastro Sariésa per via de la ponta del so naso sempre sluzente e paonassa cofà na sariésa maùra…”

 

Nel lontano 1881 escono, sul numero iniziale del ”Giornale per i bambini”, i primi due capitoli del capolavoro di Collodi, alias Carlo Lorenzini. Da allora il bambino di legno scolpito:
da Geppetto ne ha fatta di strada. Tradotto in moltissime lingue, utilizzato come testo cinematografico, teatrale, radiofonico; fonte di ispirazione per nuove versioni letterarie fedeli e non fedeli all’originale e tappa immancabile nella carriera di illustratori professionisti, Pinocchio è la favola che più rimane nel cuore dei bambini e degli adulti. Perché è immediata, ironica, scritta con un registro accessibile a tutti, grandi e piccoli, e ricca di quell’immaginario onirico e fantasioso che le ha valso l’eternità.

 

“Le sventure de Pinochio a Venexia e in venexian” tradotte dal toscano di Collodi da Piero Zanotto, nascono dal puro amore per la fiaba e da una seria riflessione sul dialetto: lingua dimenticata, deformata, relegata con sufficienza e disprezzo a singole nicchie di popolazione, merita di essere rivalutata e riconquistata dai veneziani come strumento della quotidianità del vivere, linguaggio che porta con sé gli umori e la storia di una comunità. Il veneziano di Zanotto, frutto di un’attenta e scrupolosa ripresa di quell’antico parlar di cui poche persone ormai (e ancora meno libri) sono testimoni, si adatta come una seconda pelle al burattino ‘combinaguai’ di Collodi, seguendolo nelle sue birichinate e arricchendolo di significati e di sapori inediti.

 

I luoghi di Venezia, come la sua lingua, sembrano anch’essi adattarsi, plasmarsi attorno a Pinocchio per accoglierlo, quasi fosse un personaggio nato in laguna come le ”maschere” di goldoniana memoria. E pare allora di vederlo, annunciarsi in uno squero e nascere tra le mani impazienti di ‘Mastro Isepo’; andare in ‘una barcbeta vogada a & valesana’ assieme al ‘Gato’ e alla Volpe alle ‘Tere Perse’, a Malamocco, novello Campo dei Miracoli o ‘Paese dei Ciàpa Alochi’; oppure recarsi assieme a Sluseghìn al Lido, ‘Paese dei Zogatòi’ da cui ritornerà ‘musséto’.

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Nata per dar voce e valorizzare autori che mostrano un forte legame con la laguna, la collana ROSSO VENEZIANO  raccoglie romanzi e racconti che privilegiano la visione di una Venezia fantastica, nei quali storia e leggenda si incontrano con risultati sorprendenti. Modi di dire veneziani, tradizioni e ricette della cucina locale prendono vita tramandandosi di pagina in pagina.